Grecia in crisi. Dov’è l’Europa? Giusto pretendere il rigore. Sbagliato abbandonare una popolazione al suo destino

Siamo tutti d’accordo sul fatto che le speculazioni finanziarie sono una delle cause scatenanti di questa crisi a livello globale? Se la risposta è si, bisognerebbe indagare a fondo su chi ha fatto profitto sul debito pubblico della Grecia. Perché oggi è facile per l’Europa chiedere rigore e gettare benzina sul fuoco, tutelando le economie forti e voltando le spalle ad un popolo che è parte integrante del nostro progetto di “Unione”. Non saremo mai gli “Stati Uniti d’Europa” se chiudiamo gli occhi di fronte alle difficoltà di una popolazione, dimenticando che la solidarietà dovrebbe essere la pietra su cui si fondano le più importanti alleanze internazionali.
Oggi il presidente della Repubblica greca, Karolos Paoulias, si è scagliato contro il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, che ha invocato un “Mario Monti” anche per la Grecia. “Non posso accettare che il signor Schaeuble insulti il mio Paese,” ha commentato. “Chi è lui per insultare la Grecia?”. La risposta è arrivata dal presidente Jean Claude Juncker, che ha dichiarato: “la Grecia ha fatto molto, ma resta altro lavoro da fare”. Per Juncke sono tuttavia “necessarie altre considerazioni, sul rafforzamento della sorveglianza”. In parole povere significa che l’Europa terrà la Grecia appesa al filo degli aiuti. “I greci andranno al voto e bisogna assicurarsi che anche dopo queste elezioni il programma venga applicato”, sono le parole espresse oggi dal Ministero delle Finanze tedesco. E il modo più semplice per avere garanzie da tutti i partiti greci è tenerli appesi alla promessa degli aiuti, rimandando le decisioni.
Mentre i politici tedeschi e francesi giocano a braccio di ferro con la Grecia, Atene brucia e anche oggi due persone hanno tentato di uccidersi in modo eclatante, per protestare, per far capire al mondo che la crisi, quella vera, la vivono le persone comuni sulla loro pelle.

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