Covid19, dopo un mese di quarantena. La via della gentilezza

E’ PASSATO UN MESE DALLO SCOPPIO DELLA CRISI DEL CORONAVIRUS IN ITALIA 
Sembra sia passato un anno. In questa corsa contro il tempo (e contro il virus) il nostro sistema sanitario e le nostre istituzioni stanno combattendo come leoni, mentre noi fatichiamo a restare in equilibrio, attanagliati dalla paura per i nostri cari, per le nostre imprese, per il nostro lavoro, per la nostra gente, per il futuro.
Ognuno di noi è chiamato ad impegnarsi. Dobbiamo sforzarci di rimanere lucidi e, soprattutto, di non perdere la nostra umanità. In questi giorni siamo tutti sui social, per tante ore, troppe ore. Percepisco così tanta rabbia, così tanto veleno. A cosa serve? A nulla, davvero. Nemmeno a voi stessi. Sono certo che vi faccia stare peggio.
La cosa che ci può aiutare è quella “gentilezza” a cui continuo a fare riferimento nella mia vita personale e lavorativa. So che sembra una frase di Pollyanna. Ma dovete credermi, la gentilezza è una panacea. Cerchiamo di calmarci e di riflettere prima di scrivere sui social, prima di condividere una cosa che può seminare panico, prima di scrivere l’ennesima teoria che aumenta la paura, prima di far crescere il dolore.
C’è chi sta prendendo decisioni per noi. Che vi piaccia o meno chi ci governa, al momento non abbiamo alternative. Dobbiamo fidarci e fare la nostra parte. In futuro faremo i conti? Non importa; in realtà io spero che questa vicenda ci aiuti a capire che affidare le nostre vite a persone non competenti, a chi fa leva sulla nostra pancia, sulle nostre paure, sulle nostre frustrazioni, ci mette davvero a rischio. Ma adesso non possiamo che confidare nel sistema. Siamo chiamati a fare la nostra parte, ognuno in base a quello che può dare.

“Bisogna chiudere tutto!”. Io ho chiuso l’azienda, subito, quasi un mese fa. Ho messo tutti a casa. Però le aziende non sono tutte uguali. Per alcune fermarsi significa chiudere per sempre, o mettere in ginocchio una filiera di altre aziende e fornitori. Che competenze abbiamo noi per decidere cosa sia giusto fare e in che tempi? Prendiamo un bel respiro prima di scrivere sui social la nostra frase tutta in maiuscolo e affidiamoci al nostro buon senso: non abbiamo informazioni sufficienti per sapere cosa sia giusto fare. Chi ci governa parla con scienziati e persone competenti, decide sulla base di dati e consulenze. Come vedete chi ci governa adatta quotidianamente la strategia all’evolversi della situazione. Non possiamo fare altro che fidarci.

“Bisogna restare in casa!”. Certo, sono chiuso in casa da settimane e anche andare in cortile mi mette a disagio, ormai. Ma questo non ci autorizza a riversare la nostra frustrazione sulle altre persone che sono fuori casa, magari perché stanno recuperando un file in ufficio per riuscire a lavorare, oppure stanno portando il cane a fare pipì. Ci sono persone che si stanno comportando in modo irresponsabile, ma dovete concentrarvi sul fatto che la maggioranza di noi – invece – si sta attenendo scrupolosamente alle norme, cercando al contempo di salvare il salvabile della propria vita. Concentriamoci sul buono.

QUASI UN MESE FA ABBIAMO APERTO IL GRUPPO FACEBOOK “PIACENZA NON SI FERMA”

A volte vorrei cambiare nome al gruppo #PiacenzaNonSiFerma perché qualcuno potrebbe fraintenderne il significato. Ho detto e scritto in tutte le salse che si tratta solo di un motto per infondere coraggio e per dire che il virus non ci sconfiggerà. Ci dobbiamo fermare eccome. Ma il senso è che non dobbiamo soccombere: non dobbiamo arrenderci. Le persone che mi stanno aiutando (Giulia, Valentina, Eleonora, Celeste, Bernardo, Francesca) stanno facendo un lavoro enorme per farvi arrivare solo notizie ufficiali, raccogliere solo informazioni utili, eliminare ogni possibile bufala o fake news, lasciare spazio ai messaggi positivi.
A volte vorrei cambiare nome, ma poi penso che #PiacenzaNonSiFerma continuerà ad esistere anche dopo che saremo usciti da questa crisi sanitaria e sarà un luogo dove la collettività potrà darsi una mano, in modo vicendevole. Da qui potrà partire qualcosa di nuovo in grado di consentire a Piacenza di rimettersi in piedi. Io credo profondamente nel “fare sistema”, oltre che nella “gentilezza”. Infatti sono certo di poter aiutare Blacklemon, la mia azienda, ad uscire dalla crisi economica che ci attende, solo se parallelamente riuscirò ad aiutare l’intero mio territorio.

NEL GRUPPO CI SONO GIA’ 13.000 ISCRITTI

Siamo 13.000. Abbiamo avuto paura insieme. Abbiamo pianto insieme. Abbiamo provato a rincuorarci l’un l’altro. Ora iniziamo a sorreggerci: il più forte allunghi una mano verso il più debole, i più sereni aiutino quelli arrabbiati a ritrovare la calma. Prepariamoci, perché stiamo affrontando il picco del contagio, siamo nel momento più buio, ma ne usciremo. E lo faremo insieme.

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