La rana, la pentola e le nostre libertà

Non vi siete un po’ rotti le scatole di sentirvi dire 24 ore su 24 come dovete vivere? Io sono uno che rispetta le regole, anche quando non le condivide. Tengo molto ad essere parte della mia comunità, a fare la mia parte, e tutto sommato credo nel sistema (o quantomeno che un sistema serva). Tuttavia non ne posso più di sentirmi dire che devo cuocere la pasta spegnendo i fornelli, quante docce posso fare, se posso prendere un mezzo pubblico senza una maschera sulla faccia, che devo rifare il bagno di casa mia secondo standard assurdi e non come piace a me, che devo accettare 180 disclaimer per poter leggere una notizia su un sito, e chi più une ha più ne metta.
La soluzione che propone la politica è sempre quella di ridurre la nostra libertà. Non siamo stati capaci in 40 anni di renderci autonomi dal punto di vista energetico, pur avendo molte più possibilità di altri Paesi. Abbiamo rinunciato a produrre le cose che ci servono a casa nostra, e ci troviamo a dover supplicare la Cina di mandarci quello che noi abbiamo insegnato loro a costruire. E l’unica cosa che ci sentiamo dire è che dobbiamo ridurre la nostra libertà.
Non vorrei essere frainteso: concordo al 100% sul fatto che dobbiamo avere uno stile di vita più consapevole, che la sostenibilità deve venire prima di ogni altra cosa, che dobbiamo pensare al futuro e cambiare il nostro approccio ai consumi. Ma non vedo nessun progetto serio per il futuro. Solo chiacchiere e ingerenze che, un colpetto alla volta, riducono la nostra libertà. Siamo come la rana nella pentola, con la temperatura dell’acqua che continua ad alzarsi fino a che sarà troppo tardi per balzare fuori.

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