Natale anzi ”Holiday”… la grande festa del consumismo

Qualcuno si ricorda che il Natale è la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, figlio della Vergine Maria concepito divinamente? Perché questo mondo sembra proprio esserselo dimenticato.

Qualche giorno fa un’azienda per cui lavoro da anni, ha eliminato il nome “Natale” dai suoi “regali di Natale”… per non rischiare di offendere le altre religioni. “Christmas” è diventato semplicemente “Holyday”, vacanza. E’ l’apice del politically correct, la ormai totale mancanza di buon senso di fronte all’esercizio della propria fede. Sarebbe come pretendere che si smettesse di festeggiare l’Hannukkah ebraico, o l’Id al-fitr musulmano, o il Navratri indu… perché chissà mai che qualcuno non si offenda.

E che dire dei famigerati “mercatini di Natale”, dove un bue e un asinello per il presepe vengono venduti a 69 euro l’uno, alla faccia di chi non arriva alla fine del mese (senza guardare che dall’altra parte del mondo, con 69 euro si potrebbe dare da mangiare ad un villaggio, o vaccinare chissà quanti bambini).

Attenzione, non voglio fare il moralista.
Dico solo che siamo (purtroppo) figli di Hollywood, di quei bei polpettoni natalizi dove di Gesù Cristo non si parla mai, perché la sua figura è oscurata dal culto di Babbo Natale! Lo “spirito del Natale” di Hollywood si può riassumere in “se sei una carogna, almeno il giorno di Natale comportati bene! Corri in un centro commerciale e fai tanti regali!”

Perdonatemi se il giorno della vigilia di Natale non ho scritto il solito “tanti auguri”. E’ che quest’anno non riesco proprio a percepire il senso del Natale. Forse a furia di essere tempestato da messaggi commerciali ho perduto la mia direzione. Chissà che alzando gli occhi al cielo, sopra questa coltre di nebbia che si adagia come una coperta sulla nostra pianura, non riesca questa notte a scorgere una stella cometa.

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