Quando la gente non ne può più impugna i Forconi e scende in piazza. La rivolta spiegata in 4 punti

Dall’inizio della protesta degli agricoltori siciliani che si sono riuniti sotto il simbolo dei Forconi, in pochi giorni l’Italia intera si è riversata in piazza per protestare in modo trasversale contro i simboli del potere. In una settimana è successo di tutto, dalle proteste pacifiche alle guerriglie urbane (come quella che ha devastato Torino). Oggi la protesta accomuna tutto il mondo del lavoro, non più solo agricoltori e autotrasportatori. Ma cosa chiedono esattamente i manifestanti? Difficile dirlo, dal momento che il Movimento dei Forconi siciliano è stato superato dalla nascita di tante sigle e aggregazioni spontanee che si riconoscono nella simbologia del forcone. Si, perché storicamente quando la gente non ne può più impugna i Forconi e scende in piazza.
In ogni caso abbiamo individuato 4 punti cardine che sembrano essere al centro delle rivendicazioni in tutte le piazze:

1) No alla globalizzazione. La situazione attuale viene definita “far west” e la protesta è contro la centralità della finanza internazionale che ha “fatto sparire il lavoro” e ha accompagnato “l’Italia alla fame”.

2) No all’Europa e all’Euro. La moneta unica è al centro delle più feroci proteste. Inoltre questo modello di Europa, secondo i dimostranti, ha tolto ai Paesi la sovranità.

3) Nuova legge elettorale e nuova classe dirigente eletta dal popolo. I manifestanti vogliono “riappropriarsi della democrazia” contro un governo “di nominati”.

4) No all’austerità. Il peso della crisi è sulle spalle della classe media e dei più deboli.

La protesta dei Forconi colpisce duro anche Equitalia, identificata come “nemico numero uno” del piccolo imprenditore, dell’artigiano e del lavoratore.

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