Seguo la via della Gentilezza

Seguo la via della gentilezza. Ambisco al potere della gentilezza. Arrendermi felicemente all’empatia, pormi con estrema correttezza e lealtà nei rapporti umani è ciò che mi fa stare bene e, in fondo, è l’unica cosa che mi fa essere me stesso. Punto.
A capo. Trovo interessanti le persone, mi affascinano le loro storie, adoro confrontarmi con chi ha una visione differente rispetto alla mia; riesco tuttavia a dialogare solo con chi si mantiene rispettoso.
A capo. Trovo inaccettabile il livore della “gente tossica” che si esprime in modo brutale sui social e non solo. Questo veleno ti macchia i vestiti e la pelle, è inevitabile e altresì inaccettabile. Nel mio inferno personale esiste un girone speciale per haters, bulli e leoni da tastiera, affidati in eterno a tarantiniane cure medievali. Mi domando: come possiamo crescere e prosperare – come individui e come collettività – se non proviamo a dialogare con calma, educatamente, vestendo i panni gli uni degli altri anche solo per provare a capirsi?
So già che qualcuno proverà ad associare il mio concetto di gentilezza al tanto vituperato “buonismo”. Gentile non significa idiota. Credetemi, ho anticorpi addestrati come Navy Seals. Per tutta la vita mi sono sentito chiamare “fascista” dagli amici di sinistra e “cattocomunista” da quelli di destra. E giusto per completezza d’informazione, credo in uno Stato laico, che intervenga il meno possibile nella vita degli individui, con poche leggi, molto chiare e pene severe per chi trasgredisce. Credo nel rispetto delle regole. Credo in uno Stato che aiuti sempre chi ha bisogno, che offra a tutti le stesse opportunità, ma che sappia distinguere i più meritevoli e premiarli. Credo in uno Stato che non abbia il timore di chiamarsi Patria, che non mortifichi bensì stimoli la libera impresa, che si fondi sui principi di un’etica individuale e sociale basata sul senso di rettitudine e giustizia, sull’importanza dell’armonia nelle relazioni sociali. Credo in uno Stato che garantisca l’ordine sociale e la sicurezza di chi amo. Difficile etichettarmi. Così come è difficile per me affidare il mio voto.
A capo. Sono stato anch’io un “tifoso” della politica. Come un ex alcolizzato o un ex fumatore, oggi vedo le cose in un modo differente. Ricordate la pillola rossa e la pillola blu di Matrix? Ecco, credo di non riuscire più ad ascoltare un messaggio politico senza filtrarlo in base al mio bagaglio di esperienze. Ricordo molto bene gli anni di politica attiva. Avevamo le migliori intenzioni, desideravamo davvero cambiare il mondo in meglio nel ’94. Tuttavia ricordo in modo cristallino come ogni proposta, tema o argomento di discussione venisse piegato e rimodellato affinché potessimo sempre darci ragione da soli o – a seconda della convenienza – fare le vittime. L’avversario era un nemico. Il dialogo non era contemplato. Il rispetto neppure. La stessa cosa accadeva negli schieramenti opposti.
Concludo. Ecco perché l’unica via è quella della gentilezza, del dubbio, dell’accettazione dell’altrui pensiero, della modestia, del dialogo, del confronto aperto, della rinuncia al tutto irraggiungibile in funzione di un obiettivo concreto. Il progresso è una questione di scelte e ogni scelta è una rinuncia al tutto.

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