La crisi non esiste. Basta con i piagnistei, è ora di rimboccarsi le maniche

Oggi c’è vento. Le onde del mare s’infrangono con violenza sugli scogli mentre il Frecciabianca su cui sono seduto affonda in una galleria larga pochi centimetri più della carrozza. Da quando hanno messo le prese elettriche in seconda classe credo non esista un luogo migliore per lavorare del treno. I passeggeri hanno le suonerie dei cellulari spente. Nessun rompicoglioni entra in ufficio senza preavviso, con la pretesa che tu non abbia un tubo da fare, “giusto per fare quattro chiacchiere”. Insomma: una pacchia. Ho appena letto un articolo su una rivista americana che parla della “riscossa italiana”, attribuendo al nostro popolo il merito di importanti scoperte (tra cui il gelato, la pizza e il loro continente). Ci voleva un americano per dirci che con tutti questi piagnistei abbiamo rotto le palle?
Eh si, perché è ora di finirla con la storia della crisi. La crisi non esiste. Si, perché una “crisi” è una cosa che ha un suo percorso e si esaurisce, mentre ciò che sta accadendo al nostro Paese non è nulla di episodico, e non esistono i presupposti perché finisca e tutto torni come prima.
E’ inutile sperare che l’Italia torni a competere sui mercati che Cina, Vietnam, India e Turchia hanno conquistato con lavoro low cost e prodotti di qualità sempre migliore. Produrre da noi costa troppo, lo Stato schiaccia l’impresa con un sistema di gabelle insostenibili e l’Euro ha portato i nostri prezzi alle stelle. E poi basta poco per capire che una democrazia pasticciona come la nostra è meno efficiente di una dittatura militare che manda alla famiglia del condannato a morte il costo del proiettile usato per l’esecuzione. Bisogna inventare un nuovo modo di lavorare, guardare al futuro senza dimenticare il passato, puntare a nuove eccellenze. Nei periodi più duri il popolo italiano ha sempre dimostrato una forza e una genialità unica al mondo.

Il sistema Italia ha innumerevoli difetti, ma ha anche i suoi pregi. Da decenni viviamo un po’ tutti al di sopra delle nostre possibilità, o perlomeno possiamo contare su un sistema che – quasi sempre – non abbandona i più bisognosi. E quando non ci arriva “il sistema”, il popolo fa la differenza. Pensiamo al terremoto in Abruzzo o in Emilia. Tutti hanno messo mano al portafogli, hanno acquistato forme di Parmigiano Reggiano, hanno offerto rifugio, hanno mandato un SMS dando 2 euro in fiducia ai tanti che si sono attivati per portare aiuto. L’Italia è questa. Non c’è crisi che tenga.
Roberto Benigni ha ricordato, su Panorama, perché gli italiani sono famosi nel mondo. Vi riporto un breve elenco delle cose che mi sono rimaste impresse. Sono cose che sappiamo tutti, ma è bello – in tempi di “crisi” o presunta tale – ripeterle ad alta voce.

– Abbiamo insegnato al mondo a darsi la mano, nel 1200 a Firenze.
– Abbiamo inventato il bacio con la lingua, che Caterina de’ medici insegnò a Enrico II (da cui bacio “alla francese”).
– Abbiamo inventato la cassa, il credito e il debito, la cambiale, la partita doppia.
– Abbiamo dato un nome alle note e oggi in musica si parla ancora di adagio, forte, fortissimo, ecc.
– Abbiamo inventato il pianoforte, il violino, la viola.
– Abbiamo inventato la prospettiva.
– Abbiamo inventato strade, acquedotti, terme, fogne.
– Abbiamo inventato le due corsie di marcia e il senso unico.
– Abbiamo inventato la lirica.
– Abbiamo inventato il diritto.
– Abbiamo inventato il sonetto.
– Abbiamo inventato la parola “eccellenza”.

Intanto il mio treno è uscito dall’ultima galleria e il mare è un ricordo lontano.

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