L’Italia è la diciassettesima economia mondiale. Il calo demografico è un’emergenza grave quanto il nostro spaventoso debito pubblico, due questioni che impatteranno a breve sul nostro stato sociale. Non siamo in grado di attrarre investimenti, anzi allontaniamo le aziende per la nostra folle burocrazia e, naturalmente, per una tassazione fuori da ogni logica. Siamo in ritardo su ciò che sta cambiando il mondo dal punto di vista dell’innovazione tecnologica, in particolare sul tema dell’intelligenza artificiale. In sintesi, siamo ancorati a vecchi schemi e non abbiamo il coraggio di mettere in moto dei seri cambiamenti. C’è speranza?
Andiamo con ordine. Nel contesto globale del 2024, l’Italia emerge nel Global Attractiveness Index (GAI) conquistando il 17º posto, migliorando di una posizione rispetto all’anno precedente. Un progresso che non può essere ignorato, ma che rivela al contempo una realtà fatta di luci e ombre, opportunità e criticità. L’Italia è un Paese che, pur mostrando resilienza e capacità di adattamento, resta bloccato da limiti strutturali che potrebbero minarne le prospettive a lungo termine.

Considerando i Paesi del G7, l’Italia rimane il Paese meno attrattivo del gruppo, con uno score di 16,3 punti inferiore alla media dei suoi partner. L’Indice di Dinamicità segnala un peggioramento di 13 posizioni rispetto al 2023, evidenziando una ridotta capacità di reagire ai cambiamenti globali. La capacità innovativa dimostrata nel 2020 durante la crisi pandemica sembra affievolirsi, aggravata da un rallentamento delle prospettive economiche a lungo termine.
Per affrontare queste sfide, l’Italia deve operare scelte strategiche e ambiziose. Bisogna potenziare gli investimenti in ricerca e sviluppo, con particolare attenzione all’intelligenza artificiale, settore in cui il Paese è in ritardo rispetto a Germania e Francia. È indispensabile semplificare il quadro normativo per attirare investimenti esteri, in linea con le raccomandazioni dell’Unione Europea.
Servono infrastrutture moderne per sostenere la crescita economica. L’assenza di reti efficienti limita lo sviluppo, ostacola la mobilità delle merci e delle persone e frena l’innovazione tecnologica. Bisogna intervenire con urgenza su trasporti, digitalizzazione delle reti logistiche, connessioni ad alta velocità e ammodernamento delle reti energetiche per rilanciare settori cruciali come la logistica, la mobilità sostenibile e la produzione tecnologica avanzata.
Anche il sistema educativo richiede una trasformazione profonda. Ripensare i programmi scolastici, investire nella formazione dei docenti e adottare metodi didattici innovativi che sviluppino competenze critiche, digitali e interdisciplinari è indispensabile. Solo una scuola moderna e inclusiva può colmare il divario nelle competenze digitali, promuovere le discipline STEM e garantire una formazione continua per la forza lavoro.
Per risollevarsi, l’Italia deve anche ridurre il debito pubblico attraverso politiche di crescita economica e una gestione più efficiente delle risorse pubbliche. Serve un impegno concreto nella sostenibilità ambientale puntando su energie rinnovabili, una gestione intelligente dei rifiuti e la riduzione della dipendenza dalle fonti fossili.
Il rilancio economico passa anche dalla valorizzazione del Made in Italy e dal sostegno alle PMI esportatrici, fondamentali per mantenere vivo il tessuto produttivo e industriale. Le filiere ad alto valore aggiunto devono essere potenziate, insieme a politiche industriali orientate all’innovazione e alla competitività globale.
In un mondo sempre più competitivo, l’Italia non può permettersi di restare ancorata a vecchi schemi. La modernizzazione economica richiede coraggio e visione. Investire nelle competenze digitali, sviluppare infrastrutture sostenibili e garantire un sistema normativo stabile sono elementi imprescindibili per consolidare il ruolo del Paese nello scenario globale. Se saprà cogliere queste opportunità, l’Italia potrà trasformare le proprie debolezze in punti di forza, costruendo un futuro più solido, innovativo e sostenibile. È tempo di guardare avanti, senza esitazioni.