11 settembre del 2001. I 102 minuti che cambiarono il mondo

Dieci anni fa, in data 11 settembre 2001, due aerei si schiantarono contro le Torri Gemelle del World Trade Center, a New York city. L’attentato terroristico ad opera di Al Qaida e dello sceicco Osama Bin Laden causò la morte di 2752 persone. Contestualmente altre 127 persone morirono a causa dello schianto dei due aerei dirottati la mattina stessa (uno di questi si abbatté sul Pentagono, mentre l’altro – diretto al Campidoglio di Washington – precipitò in Pennsylvania grazie ad un’azione eroica di passeggeri ed equipaggio). Ricordo ogni istante di quei 102 minuti che hanno paralizzato il mondo. La sequenza dello schianto e del crollo delle Twin Towers è impressa nell’archivio delle mie memorie in modo indelebile, fotogramma per fotogramma. Ho pensato spesso a come avrei raccontato questa giornata alla mia bambina, nata 8 anni dopo quella tragedia. Spero che le celebrazioni indette per il decennale (a cui saranno presenti il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’ex Presidente George W. Bush, il sindaco di New York Michael Bloomberg e l’allora primo cittadino Rudolph Giuliani), che stando al programma non prevedono discorsi ufficiali, ma solo lettura di poesie, un concerto e un momento di preghiera, possano aiutarci a non dimenticare. In una recente intervista Barack Obama ha raccontato il suo 11 settembre. “Stavamo tutti fuori e in molti guardavano alla Sears Tower. Pensavano che sarebbe potuto crollare (…) Ricordo poi di essere andato a casa. Sasha era nata da poco. Di solito, la notte me ne occupavo io, così Michelle poteva dormire un po’. Ricordo che sono rimasto in piedi fino a tardi, facendo fare il ruttino a mia figlia, cambiandole il pannolino e chiedendomi che sorta di mondo avrebbe ereditato”. C’è un aspetto di quei giorni che ricordo ancora con una certa emozione. L’attacco agli Stati Uniti, alla cultura occidentale, al nostro modo di vivere, alle nostre libertà, ha unito tutto il nostro mondo in un forte abbraccio, tirando fuori il meglio di noi. Nei mesi successivi i capi di stato hanno preso decisioni discutibili; sono state fatte scelte sbagliate e scelte giuste. Ma in quei giorni di sangue, lacrime, dolore, rabbia e orgoglio, noi eravamo tutti americani.

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