Afghanistan. Il peccato originale di Emergency e di Gino Strada

Nessuno mette in discussione il lavoro di medici e volontari che fanno capo ad Emergency. Questa premessa è doverosa andando a trattare un argomento così delicato, e soprattutto apprestandomi a criticare Gino Strada e il suo atteggiamento a mio avviso sempre meno opportuno.

In Afghanistan sono stati arrestati tre medici italiani, accusati di avere legami con Quetta Shura (la dirigenza talebana in esilio). Il portavoce del governatorato di Helmand, Daoud Ahmadi, ha confermato che nell’incursione presso il centro ospedaliero incriminato sono stati trovai esplosivi, fra cui bombe a mano, cinture esplosive e alcune armi, nascoste in casse di medicinali, e che si stava indagando su queste persone da oltre un mese.

Il deus ex machina di Emergency ha sempre avuto il brutto vizio di voler fare il politico a tutti i costi, dimenticandosi di quanto il suo ruolo sia delicato. In questi giorni, dopo l’arresto da parte delle autorità afghane di alcuni esponenti di Emergency, accusati di avere favorito l’attività di alcuni terroristi, Gino Strada ha dichiarato: “Ce l’ho con quel governo (si riferisce a quello afgano, n.d.r.) sostenuto pure dall’Italia. Ma pure con le forze militari occidentali dell’Isaf che hanno partecipato a questa manovra contro di noi. Mi sembra chiaro che stanno tutti cooperando per mandarci via. Vogliono che ce ne andiamo. Vogliono che Emergency si levi di mezzo”. E poi ha aggiunto: “il governo italiano in Afghanistan conta come il due di picche quando la briscola è fiori”.

Anche io stento a credere che medici italiani, che rischiano la vita per anni in zone di guerra, accettino di partecipare ad un complotto per attentare alla vita del governatore della provincia di Helmand, Gulab Mangal. Tuttavia la reazione di Gino Strada è inopportuna e pericolosa per la vita stessa dei tre operatori. Il suo peccato originale è quello di non essere in grado di separare, nemmeno in situazioni critiche come questa, il suo ruolo di medico, leader di Emergency, dal suo desiderio di partecipare al dibattito politico contro Berlusconi.

Insomma, da un lato Emergency che ha sempre rivendicato con orgoglio la propria indipendenza dalle autorità italiane vorrebbe essere neutrale (“è una struttura neutrale,” ha sempre detto Gino Strada, “non abbiamo armi, curiamo chiunque ne abbia bisogno senza guardare in faccia nessuno”); dall’altro si preoccupa di richiedere l’intervento della Farnesina senza rinunciare ad attaccarla in conferenza stampa, complicandone il lavoro diplomatico.

Il Ministro degli Esteri Frattini ha spiegato che la Farnesina è attiva in prima linea per cercare di liberare i volontari italiani che secondo le autorià locali avrebbero confessato di avere tenuto nascosti in ospedale armi ed esplosivi appartenenti ai ribelli. “Prego con tutto il cuore che quelle accuse non siano vere,” ha dichiarato il Ministro, “prego con tutto il cuore da italiano perché l’idea che possano essere degli italiani per i quali anche una parte di quelle accuse siano vere mi fa rabbrividire: quando vi sono accuse gravi bisogna accertare la verità”.

Frattini ha giustamente precisato con le autorità locali che Emergency e “i medici italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile alle attività finanziate dalla cooperazione italiana”. E’ la sacrosanta verità, predicata quotidianamente dal medico Gino Strada.

Ma il politico Gino Strada non ci sta. “La Farnesina non può tirarsi fuori. Il ministero deve intervenire per far immediatamente rilasciare i nostri operatori,” ha dichiarato attaccando il governo italiano che “in Afghanistan conta come il due di picche quando la briscola è fiori”.

Per il bene dei nostri operatori arrestati, il medico Gino Strada dovrebbe convincere il suo alter ego politico a contare fino a dieci prima di aprire bocca.

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