Il 2011 sarà ricordato come l’annus horribilis dei tiranni più spietati e dei leader del terrore. Il primo a cadere, in gennaio, fu il tunisino Zine El-Abidine Ben Alì, costretto a fuggire in Arabia Saudita dopo 23 lunghi anni di tirannia. Pochi mesi dopo è arrivata la notizia bomba della cattura e dell’uccisione di Osama Bin Laden, il più spietato terrorista del mondo, il nemico pubblico numero uno. Dopo l’estate, uno dopo l’altro, sono caduti Hosni Mubarak in Egitto e il colonnello Mu’ammar Gheddafi in Libia. Hugo Chavez, in Venezuela, prova disperatamente a tenere il potere mentre il suo corpo se la deve vedere con il cancro. Fidel Castro, a Cuba, è ormai uscito definitivamente di scena e si attende solo la notizia della sua dipartita.
L’ultimo a cadere è stato Kim Jong-il, definito un “tiranno senza coscienza”; lui che ha dominato la Corea del Nord per decenni, vivendo nel lusso mentre il suo popolo pativa la fame, è morto la scorsa settimana. Il figlio del “caro leader” ha già raccolto il testimone, promettendo di continuare a governare il Paese con la stessa “amorevole cura” del padre. Per lui, come per Raúl Catro, si tratta di un’occasione irripetibile per cambiare rotta e scegliere la strada della Pace e della democrazia. Se non altro il 2011 ha dimostrato a tutti i tiranni del mondo che il Tempo resta comunque un giudice più spietato di loro.
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