Ettore Bongiorni. Grande imprenditore, filantropo, nonno

Ricordo un meraviglioso salice piangente, una pianta di cachi, il profumo dei pomodori, le cassette accumulate sul piazzale, il cane Snoopy che era un po’ la mascotte dello stabilimento. Ricordo i sorrisi gentili delle impiegate, la determinazione negli occhi degli operai, i camici bianchi. Ricordo che serviva un gettone per prendere una bottiglia di Fanta (quelle di vetro, marroni, di una volta) dal distributore che si trovava sotto gli uffici, vicino al cancello principale. Ricordo che d’estate tutti erano indaffarati; il lavoro andava avanti notte e giorno e il mio nonno era sempre in ufficio. Ettore Bongiorni è stato un grande imprenditore, un uomo rispettato e stimato per le sue capacità e per il suo spessore umano. Ma soprattutto Ettore Bongiorni era il mio nonno.
Il suo ufficio mi sembrava grandissimo. Stava seduto dietro alla scrivania, sempre impeccabile nell’abbigliamento. Le rare volte che mi consentivano di andare a salutarlo (mia mamma non voleva che lo disturbassimo sul lavoro) lui smetteva immediatamente di fare quello che stava facendo e mi veniva incontro. Mi guardava e sorrideva. Ecco, un’altra cosa che ricordo molto bene è il bellissimo sorriso di mio nonno. Il sorriso di chi ha costruito qualcosa, in questo caso una bella famiglia più che una fabbrica. Lui ci ha insegnato che la famiglia è un dono importante, il più importante, e va coltivato a qualunque costo.

Ieri a Gragnano il sindaco Patrizia Calza ha intitolato un area verde alla memoria di mio nonno. Largo Ettore Bongiorni, tra via Trieste e via Schiavi. Chi è intervenuto ha ricordato la sua carriera e l’impresa compiuta insieme ai soci Giacomo Ferrari e Giuseppe Chiapponi. Nell’immediato dopoguerra, infatti, Ettore Bongiorni ha preso in mano le redini della fabbrica di pomodoro “La Valtrebbia SpA” a Casaliggio (oggi Steriltom), guidandola per 37 anni. In quegli anni ha fatto viaggiare il pomodoro di Piacenza in tutto il mondo, dall’America al Giappone, portando lavoro e benessere a Gragnano e in provincia. E’ proprio in quegli anni che Piacenza ha cominciato ad affermarsi come uno dei principali distretti al mondo dedicati alla conservazione del pomodoro.

Mio nonno teneva molto al suo titolo di “Cavaliere” ottenuto nei primi anni ’60 dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Desiderava essere riconosciuto per il suo senso etico e per la sua condotta professionale. Voleva che noi nipoti ci ricordassimo di lui per questo. Ero un bambino, ma rammento l’attenzione particolare che veniva riservata alle donne in fabbrica. Ettore Bongiorni, forse anche perché padre di tre figlie, credeva fortemente nell’emancipazione della donna. Erano altri tempi, ma durante le ispezioni vigilava che fossero agevolate le operaie più anziane e che alle neo mamme fosse consentito di prendersi cura della prole. Era informato sulla vita di ogni operaio o impiegato, e non mancava di interessarsi quando qualcuno di loro si trovava in difficoltà. Motivava i più giovani, incoraggiava gli apprendisti. Ha aiutato molte persone. La fabbrica era per lui un’estensione della famiglia. Forse è proprio per questa ragione che alla fine degli anni ’80, quando cedette l’azienda al massimo del suo splendore agli svizzeri della Winefood perse per sempre quel sorriso di cui vi parlavo.

La ciminiera de “La Valtrebbia” smise di fumare quando – a sorpresa – qualche anno dopo la cessione gli svizzeri decisero di smantellare la fabbrica. Mio nonno si sentì tradito. Non riusciva a non pensare agli agricoltori, agli operai, a tutte quelle famiglie che avrebbero pagato sulla propria pelle le scelte di quella multinazionale senza scrupoli.

Seguirono anni in cui fu afflitto da una profonda crisi depressiva. Purtroppo non riuscì a vedere con i suoi occhi la rinascita della fabbrica di Casaliggio ad opera della famiglia Squeri. Tuttavia il giorno delle sue esequie, nel luglio del 1994, al passaggio del corteo funebre la sirena della Steriltom suonò simbolicamente per la prima volta dalla riapertura. Un omaggio che certamente lo avrebbe reso molto felice e orgoglioso.

Ieri a Gragnano, alla cerimonia in memoria di Ettore Bongiorni, c’erano molti studenti. Il sindaco Calza ha raccontato la storia del pomodoro a Piacenza, delle fabbriche di Casaliggio e Gragnanino, del “Pinocchio”, del “Marinaio”, del “Bastimento”, de “La Valtrebbia”. Io guardavo le mie figlie correre in quel giardino insieme ai figli dei miei cugini e pensavo che dobbiamo a lui, a mio nonno, molto di quello che abbiamo avuto. E non parlo solo di valori materiali. Questo clan, questa famiglia profondamente unita anche nelle successive generazioni, è il suo successo più grande.

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