La marijuana crea danni cerebrali permanenti. Nuova conferma dal MCRI di Melbourne

Sono numerosi gli studiosi che affermano che gli spinelli non siano affatto innocui come qualcuno vorrebbe far credere. Ricerche scientifiche avevano dimostrato negli anni passati come l’uso massiccio di marijuana e hascisc fosse una delle cause scatenanti di disturbi mentali latenti. Inoltre sono in molti a ritenere che fumare abitualmente derivati della canapa indiana possa ridurre le capacità di apprendimento e influire negativamente sulla memoria. L’ennesima conferma arriva dallo studio effettuato dai ricercatori australiani del MCRI (Melbourne’s Murdoch Childrens Research Institute).
Quella del MCRI è la prima ricerca che dimostra come l’età in cui si inizia a consumare regolarmente cannabis rappresenti un fattore chiave nel determinare la gravità del danno cerebrale. Gli scienziati degli atenei di Melbourne e Wollongong hanno sottoposto a risonanza magnetica 59 persone che hanno ammesso di consumare marijuana da 15 anni. Le immagini dei loro cervelli sono state confrontate con quelle di soggetti che non hanno mai fumato cannabis.
Lo studio si è concentrato sulla “materia bianca” del cervello, che diversamente dalla “materia grigia” continua a svilupparsi anche in età adulta: nei consumatori abituali di marijuana è stata osservata una progressiva distruzione delle fibre nervose con riduzione di oltre l’80% del volume di materia bianca.
Alcuni soggetti che avevano iniziato a fumare prima dei 15 anni (età media tra i campioni analizzati) mostravano un danno di gran lunga maggiore, con effetti sulla memoria e sulla capacità di apprendimento evidenti.

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