Milano cola a picco (-4,98%) e lo spread vola a 400 punti. Il FMI parla di “recessione profonda”

Nell’uovo di Pasqua Piazza Affari non ha trovato una bella sorpresa. La borsa di Milano, maglia nera d’Europa, ha chiuso ieri sfiorando i -5 punti percentuale (-4,98%) trascinata a fondo dal tracollo dei bancari, mentre lo spread dei Btp italiani è risalito a 400 punti base. I numeri parlano chiaro: Unicredit -8,1%, Intesa Sanpaolo -7,9%, PopMilano -6,8%. Ma non sono solo le banche a pagare. A2a (-8,2%) e StMicroelectronics (-8,2%) guidano la classifica dei titoli a caduta libera. Le borse d’Europa hanno bruciato in un solo giorno oltre 170 miliardi (17 solo in Italia), con Parigi che chiude a -3%, Francoforte a -2,49% e Londra a -2,24%.
Le imprese danno la colpa di questa nuova crisi all’austerity. Il metodo di Mario Monti avrebbe ridotto le prospettive di crescita delle aziende, congelando il mercato. Ma il New York Times, in un editoriale, parla di evidenti “segnali d’allarme” e punta il dito sui “massicci” e rischiosi acquisti di titoli di Stato fatti dalle banche per sostenere il debito nazionale. Intanto Wall Street non fa meglio delle cugine europee. La borsa americana, sulla scia dei timori per la crisi del debito europeo, peggiora la performance. L’indice Dow Jones perde l’1,65% a 12.716,24 punti; il Nasdaq cede l’1,83% a 2.991,22 punti e lo S&P 500 lascia sul terreno l’1,71% a 1.358,62 punti.

L’analisi del Fondo Monetario Internazionale dipinge uno scenario preoccupante. In uno dei capitoli analitici del World Economic Outlook, pubblicato da pochi giorni, il FMI parla di “recessione profonda” e spiega che in ogni parte del mondo le famiglie lottano contro i debiti, senza avere alle spalle “beni rifugio”. “I fallimenti delle famiglie,” si legge nel rapporto, “la confisca degli immobili e le aste fallimentari sono diventate endemiche in un certo numero di economie”. “La crisi finanziaria mondiale e le preoccupazioni circa la sostenibilitá del debito sovrano in molte economie avanzate,” si legge, “hanno dimostrato che non esistono più beni che possono essere considerati davvero al sicuro”.

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