Minicar e sicurezza. Tutta la verità e un po’ di cifre

Minicar, microcar, miniauto. Tanti soprannomi per un veicolo che in realtà si chiama “quadriciclo leggero”, e appartiene alla stessa famiglia dei ciclomotori e degli scooter. A Piacenza le minicar le costruiamo, quindi le conosciamo bene.

Come l’arcinota “Ape” della Piaggio, la minicar è dotata di un abitacolo che la rende esteticamente somigliante ad una automobile, ma attenzione: la minicar non è (e non vuole essere) un’automobile. Secondo quanto previsto dalla legge, i quadricicli leggeri devono avere una potenza massima netta inferiore o uguale a 4kW per i motori diesel o elettrici (cilindrata inferiore o uguale a 50 cm3 per i motori ad accensione comandata); inoltre non devono superare la velocita’ massima di 45 km/h, e la massa a vuoto deve essere inferiore o uguale a 350 kg.

Negli ultimi anni i costruttori, come l’azienda italiana Casalini (di Piacenza), hanno investito molto per migliorare la sicurezza di questi veicoli. Tutti i modelli circolanti hanno le cinture di sicurezza, impienti frenanti adeguati e una cellula di sicurezza in grado di proteggere il conducente dagli impatti.

I modelli che verranno commercializzati nei primi mesi del 2011 usciranno con airbag e ABS, tecnologie su cui i produttori stanno facendo ricerca da anni.

Le statistiche che vediamo rimbalzare sui giornali vengono stravolte da chi scrive articoli superficiali e spesso contenenti grossolani errori. Nel 2009 sono stati immatricolati in Italia 6.500 quadricicli leggeri e circa 1.500 quadricicli pesanti. A Roma, dove le minicar sono diventate un oggetto di culto per i giovani, ne sono state vendute 1.359 unità. Confindustria Ancma ha riferito, in base alle statistiche ufficiali, che il numero di incidenti relativi a quadricili, rispetto al totale, è pari allo 0,1%. Un dato trascurabile.

Analizzando nel dettaglio i dati relativi ai quadricili leggeri e pesanti (le statistiche, purtroppo, associano minicar, veicoli da lavoro e quad, pertanto non sono cristalline), scopriamo che nel 2008 si sono registrati complessivamente 18 casi di incidenti mortali. Un numero molto inferiore, in percentuale, ai decessi sulle due ruote. Solo a Piacenza, per esemmpio sulla famigerata Statale 45, i motociclisti vittime di incidenti gravi o mortali sono molti di più.

Per quale ragione, dunque, le minicar sono nell’occhio del ciclone? I motivi, a mio avviso, sono più di uno.

In primo luogo bisogna precisare che il problema è quasi esclusivamente romano. Nella capitale le minicar sono molto diffuse tra i minorenni, mentre nel resto dell’Italia sono utilizzate per lo più da pensionati, impiegati e operai. A Roma le minicar sono spesso truccate affinché possano superare i limiti di velocità, compromettendo la sicurezza del mezzo. Inoltre sono associate, come immagine, ad una certa borghesia che sta sulle scatole ai giornalisti radical chic.

In secondo luogo sono considerate insicure perché paragonate – erroneamente – alle automobili. E’ fuorviante confrontare auto e quadricicli leggeri, perché appartengono a mondi molto differenti tra loro. Sarebbe come dire che una Fiat 500 è insicura se rapportata ad una BMW X6, o a un autobus di linea. La legge, solo per fare un esempio, impone ai costruttori di minicar di non superare i 350 Kg di peso e di montare motori poco potenti. Questo limite obbliga all’utilizzo di materiali leggeri e meno resistenti della lamiera tradizionale.
La domanda che i giornalisti dovrebbero porsi, per fare informazione seria, è questa: con il patentino per ciclomotori (quindi sotto i 18 anni), qual’è il veicolo più sicuro che un giovane può guidare? Tra quadricicli, ciclomotori e scooter la risposta è palese.

Parliamo poi di costi. Le minicar sono costruite quasi artigianalmente, da operai specializzati. I costi elevati di queste micro vetture sono giustificati dal fatto che vengono prodotti pochi esemplari, quasi interamente lavorati a mano.

Un concetto, infine, su cui vale la pena soffermarsi è quello dell’educazione stradale. Truccare una minicar è contro la legge ed è una cosa stupida e pericolosa. Salire su un qualsiasi mezzo di trasporto a 14 anni – sia esso uno scooter o una minicar – senza avere studiato attentamente la segnaletica stradale e senza avere letto il codice della strada, è imprudente e incivile. La questione non deve riguardare solo le minicar, ma tutti i veicoli che circolano in strada, e – perché no – anche le biciclette.

La cosa strana è che nessun giornale è mai sceso in campo con la falce in mano per condannare i tanti ragazzi che girano in scooter a 90 Km/h senza casco (o con il casco slacciato), o che acquistano motorini al supermercato, provenienti dalla Cina e omologati in chissà quale maniera, con gomme dure come il marmo e freni ridicoli.

La verità è che prima di scrivere titoloni sensazionalistici e articoli che fanno rumore senza solide argomentazioni, un buon giornalista dovrebbe documentarsi. Mi domando quanti di coloro i quali hanno tuonato contro le minicar abbia mai visitato uno stabilimento (io l’ho fatto) o abbia mai guidato una minicar (io l’ho fatto), o si sia preso la briga di confrontare più modelli tra loro (io l’ho fatto), o abbia parlato con esperti del settore, ingegneri specializzati o semplicemente con chi progetta e costruisce da quasi un secolo questi veicoli compatti, nati per risolvere piccoli e grandi problemi.

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