Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, ha usato parole fortissime contro il premier Mario Monti, accusandolo di avere sulla coscienza i tanti suicidi raccontati dai media dall’inizio dell’anno. Ma su quali dati si basa l’ipotesi di un’impennata dei suicidi? E davvero la crisi economica sarebbe la causa di questo triste fenomeno? La risposta è no. Nel 2012, stando ai 38 casi riportati fino ad oggi, in media si registrano 0,29 suicidi al giorno per motivi economici, contro lo 0,51 del 2010 e lo 0,54 del 2009. Ogni anno in Italia si registrano circa 3.000 casi di suicidio, con punte di 4.000 casi nei primi anni Novanta.
Questi dati emergono dall’indagine dell’ Istituto nazionale di statistica (Istat) su suicidi e tentativi di suicidio nel corso degli ultimi anni. Dall’analisi dei dati emerge che, come sempre, i media e la politica stanno creando “il caso” stiracchiando i dati. “Temo che si stiamo facendo affermazioni forti, senza robuste evidenze scientifiche”, spiega Stefano Marchetti, responsabile di questa indagine Istat relativa ai casi del 2010, aggiungendo che “ogni gesto estremo, come quelli che le cronache recenti raccontano, nasconde una tragedia umana e impone il massimo rispetto. Ma è difficile affermare, a oggi, che vi sia un aumento statisticamente significativo dei suicidi dovuto alla crisi economica”. Questo per dire che rispetto al totale dei casi analizzati, solo una piccola percentuale è dovuta a ragioni economiche (il 5,3% nel 2008, il 6,6% nel 2009 e il 6,1% nel 2010), perché più spesso arriva a compiere un gesto estremo chi è affetto da malattie o per cause affettive.
C’è un’altra ricerca da tenere in considerazione. Secondo il rapporto dell’Eures dal titolo “Il suicidio in Italia al tempo della crisi” sarebbero in aumento i suicidi tra i disoccupati (362 nel 2010, contro 357 nel 2009), con un +40% tra 2008 e 2010. Dai dati sembra che vi sia un incremento dei casi di suicidio tra le persone che hanno perso il lavoro e non riescono a trovare una nuova occupazione.
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