Buoni o buonisti?

Oggi mi trovavo al mare. Ghita e Angelica erano in acqua. Isotta ed io mangiavamo focaccia con le cipolle sotto l’ombrellone. Si è avvicinato un ragazzo, un “negro” per usare le terminologie più attuali, proponendoci libri. Non avevo alcuna intenzione di comprare i suoi libri, ma mi ha sorriso con gentilezza e abbiamo chiacchierato. Abbiamo diviso con lui la focaccia mentre ci chiedeva se dalle nostre parti potessero esserci migliori occasioni di lavoro. Amar, questo è il suo nome, ha tutte le carte in regola e molta voglia di lavorare. Abbiamo risposto insieme ad un paio di annunci. Poi Isotta mi ha chiesto, con l’innocenza dei bambini, “perché non lo assumi tu, papà?”. Non credo abbia ancora capito che lavoro faccio. Comunque ho preso il suo numero. Non si sa mai nella vita.

È una piccola storiella che mi andava di raccontare in questi giorni così “estremi”. E per inciso: penso sempre che se siamo arrivati a questi livelli di intolleranza la colpa sia dell’incapacità di chi ha governato di ascoltare le istanze delle persone. A torto o a ragione, la gente lamentava un disagio e si sentiva rispondere “tutte cazzate, il problema non esiste”.

A farne le spese, oggi, è Amar. Essere buonisti ed essere buoni sono due cose molto diverse.

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