Cerco una strada tra Facebook, Bruce Banner e Yamamoto Tsunetomo. Essere un ”gentleman” è molto dura. Soprattutto nell’era dei social media

Odio Facebook. Oggi è uno strumento di lavoro indispensabile per chi fa il mio mestiere, ma continuo a non avere un profilo personale per le ragioni che ho più volte spiegato. Odio Facebook perché ogni giorno mi vomita addosso un fiume di pettegolezzi, cattiverie, banalità e pensieri crudeli. Io ho scelto di vivere la mia vita seguendo la via della gentilezza. Vorrei tanto riuscire ad essere il gentleman di una volta. Come insegna Miyamoto Musashi, la prima regola è “non coltivare pensieri cattivi”. Facebook gira al contrario. C’è un “Golia Verde” dentro ognuno di noi, e nei periodi duri mi sento davvero solidale con il povero Bruce Banner. Quando il cuore e la mente sono sopraffatti da tsunami di emozioni improvvise e incontrollabili, ho imparato a contenerle, cercando di impedire al mio Hulk di uscire e di fare del male alle persone che amo e che ho intorno.
E’ un lavoro difficile. Sarebbe molto più comodo lasciarsi andare e riempire di veleno la pagina di un social network, protetti (e nascosti) dallo schermo di un PC. Quello che Facebook & C. stanno insegnando ai più giovani è che non è importante imparare a “contenere” le proprie emozioni. Credetemi ragazzi: è tutto sbagliato. La prima cosa che dovete imparare è l’importanza del “pensiero”. Il contrario di “pensare” è “espellere”, buttare fuori dal nostro cuore e dalla nostra mente ciò che è spiacevole, insopportabile, magari scagliandolo sulle spalle di chi si ama attraverso il meccanismo della proiezione. Quante volte mi sono trasformato in spugna per assorbire un po’ del dolore di un amico. E quante volte, purtroppo, ho fatto il contrario con chi amo. Succede a tutti e fa parte del concetto stesso dell’amicizia e dell’amore; tuttavia non si può pensare di impostare la propria vita scaricando il peso dell’esistenza sugli altri. Ogni volta che l’ho fatto, subito dopo mi sono sentito molto peggio. Se solo fossi riuscito a contenere le mie emozioni, a gestirmele da solo, avrei pagato conseguenze meno care. Il conto, in questi casi, è sempre salato. Per chiunque vada alla cassa a pagare.

Yamamoto Tsunetomo nel suo Hagakure ha scritto: “La cosa essenziale nel parlare è quella di non parlare affatto. […] Quando invece è necessario parlare, è bene dire poche parole con giudizio”. A volte riesco ad ascoltare questo consiglio; altre volte, purtroppo, tutte le mie strutture crollano miseramente. Credo sia normale. Credo sia umano. E’ solo il povero Bruce Banner che tenta, in ogni modo, con tutte le sue forze, di contenere le proprie emozioni, la paura, la rabbia… per impedire ad Hulk di uscire e rovinare tutto quanto. Forza Bruce!

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