Mancano pochi giorni a Natale, e in ufficio ricevo molti biglietti d’auguri da parte dei miei clienti e dei miei fornitori. Mi deprime constatare come anche in Italia si sia ormai diffusa la pratica di non menzionare la parola “Natale” negli auguri… di Natale.
Già da anni dagli Stati Uniti ricevo fastidiosi messaggi tipo “Happy Holidays” o “Season Greetings”. E’ la prima volta, invece, che anche le aziende italiane (fortunatamente solo una minima parte) omettono la parola Natale dai loro messaggi.
Negli USA e in molti paesi europei non si legge più “Merry Christmas” nei grandi magazzini e nei centri commerciali. Anche il gioviale “Merry Xmas!” è stato bandito. E’ politicamente scorretto. Chissà mai che qualcuno possa sentirsi offeso dal fatto che i cristiani osino festeggiare il Natale, che è appunto una festa cristiana.
Sto scrivendo questo editoriale seduto al tavolo di un bar del centro di Milano. Per fortuna entrando alla Rinascente, sono stato accolto da un bellissimo “Buon Natale!”. Speriamo che questo baluardo non si lasci intimidire dalla banda del politicamente corretto. Trovo insulso, superficiale e ipocrita che il mondo stia cancellando una splendida celebrazione cristiana, che inneggia alla gioia e invita alla fraternità, tramutandola nella festa di Babbo Natale, dei regali, del consumismo sfrenato, del panettone, delle corse dell’ultimo minuto a reperire un regalo, dei rincari fatti ad hoc, delle fregature dietro l’angolo, dei pacchi ordinati su internet che non arriveranno in tempo, delle libagioni sfrenate, ecc.
Credetemi, non voglio fare il bigotto. La festa piace anche a me, così come mi piace sedermi a tavola circondato dagli affetti, abbuffandomi di anolini e zampone. Adoro le città illuminate a festa e l’albero di Natale mi emoziona più del Presepe.
Tuttavia, vi prego, se mi volete bene e desiderate farmi gli auguri… scrivetemi un semplice “Buon Natale”. E al diavolo questi sterili, ipocriti e superficiali auguri di “buone vacanze invernali”.