Milano dedica una via a Bettino Craxi. Il “craxismo” tra revisione “estetica” e rivoluzione modernista, come dice Wikipedia

Fa discutere la decisione del sindaco di Milano Letizia Moratti di intitolare una strada, un parco o un altro luogo della città a Bettino Craxi, storico leader del Partito Socialista Italiano. L’ex Presidente del Consiglio, statista la cui attività amministrativa non può che essere ricordata per la sua rilevanza storica, fu travolto dai fatti di Tangentopoli, e morì in Tunisia, ad Hammamet, dove era latitante in seguito alle condanne.

Sul mutamento introdotto da Craxi nella politica e nella società italiana, mi limito a riportare quello che recita Wikipedia.

“Quali che fossero destinati ad essere i suoi orientamenti tattici dopo la rovinosa caduta degli anni Novanta, la sua formazione personale e politica restava strategicamente di sinistra: per tutti gli anni Ottanta l’attenzione per il progresso sociale e le conquiste sociali della sinistra non fu da lui abbandonata, se è vero che, ancora vent’anni dopo, Massimo D’Alema indicava in Craxi uno dei due soli leader di partiti di sinistra che abbiano assunto la carica di capo del Governo nei 148 anni dall’Unità d’Italia”.

(…) vi è chi ha sottolineato come, al di là delle estremizzazioni mediatiche, il craxismo abbia “lanciato” una generazione di giovani di cui, ancora a vent’anni di distanza e dagli opposti fronti degli schieramenti parlamentari, le istituzioni e la gestione della cosa pubblica ancora si avvalgono. Ma il quesito storiografico è se questa spinta modernizzatrice abbia avuto anche un valore in sé, oltre all’emersione di una nuova generazione di politici e di amministratori. Secondo alcuni gli anni di Craxi “sono il frutto di quell’idea di moderno in cui l’individualismo senza princìpi si sostituisce alle solidarietà tradizionali in crisi”, di cui quel governo seppe solo accelerare la “destrutturazione” senza sostituirvi nuovi valori. Secondo altri, invece, “Craxi interpreta le domande di dinamicità di una società che cambia e chiede alla politica di stare al passo”, a differenza di chi vedeva “nei cambiamenti un’insidia, anziché un’opportunità”.

Tornando alla proposta del sindaco Moratti, Antonio Di Pietro ha commentato con la consueta delicatezza che lo contraddistingue: facciamola pure questa via, ma scriviamo che era un politico corrotto ed è morto da latitante. Al commento di Di Pietro si è associato il vecchio capo del pool Francesco Saverio Borrelli, anch’egli convinto che sia ”indecoroso e insultante” dedicare una strada ”a chi e’ morto da latitante”, e l’altro ex magistrato Luigi De Magistris, che ha definito ‘indecente” la sola idea.

In questo polverone ho trovato, una volta tanto, illuminanti le parole di Pier Ferdinando Casini, che ha commentato: “Le vie d’Italia non devono necessariamente essere dedicate ai santi ma a personalita’ che hanno servito il proprio Paese. Credo che Craxi sia stato riabilitato gia’ nei fatti molto prima di questa decisione della Moratti. Ha fatto errori, e certamente non ce ne possiamo dimenticare, ma ha avuto anche meriti”.

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