Muammar Gheddafi è stato giustiziato. Gramellini: ”Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni”

“Con che razza di cuore si può abbinare un verbo di festa alle immagini di un corpo trascinato sull’asfalto?”. Se lo domanda Massimo Gramellini, una delle firme più importanti del quotidiano “La Stampa” di Torino. “Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni”. Lo sfogo, che mi sento di condividere pienamente, nasce dalla diffusione delle immagini dell’esecuzione sommaria del colonnello Muammar Gheddafi, uno dei peggiori dittatori della storia moderna, che avrei voluto vedere processare per i suoi crimini contro l’umanità. La guerra in Libia si sta concludendo nel modo sperato, con la caduta di un regime totalitario e la speranza di un futuro democratico per un popolo dalle grandi tradizioni. Ho gioito per la notizia della cattura di Gheddafi, ma non sono capace di provare gaudio nel vedere un corpo umano straziato e dileggiato. Provo tristezza ogni volta che il desiderio di vendetta e la brutalità umana trovano sfogo mascherandosi dietro lo spettro di una giustizia che giusta non è. Provo orrore dopo ogni esecuzione di un criminale negli Stati Uniti o in uno dei tanti paesi in cui vige ancora la pena di morte. Ho bene impresse davanti agli occhi le immagini dell’uccisione di Sassam Hussein. Avverto un profondo disagio quando in tv vedo passare le immagini dello scempio dei cadaveri di Benito Mussolini, di Claretta Petacci e dei gerarchi fascisti che sono stati catturati insieme al dittatore… Nel libro della Genesi, dopo l’omicidio di Abele ad opera del fratello, è scritto: “Il Signore pose su Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l’avesse incontrato”. Il senso della giustizia non può essere distillato dal concetto di “occhio per occhio, dente per dente”. Chi è nel giusto è chiamato ad uno sforzo in più.

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