Difficile parlare liberamente di temi LGBTQIAP+ da etero. Già temevo di offendere qualcuno scrivendo semplicemente LGBT, ed è proprio questa tensione che mi sta un po’ stretta.
Prendete questo Lego (il set “ognuno è meraviglioso” ideato dal vice presidente del colosso danese Matthew Ashton): qui c’è tutto il colore, tutta la gioia nella celebrazione dell’inclusività, senza alcuna traccia di quel moralismo che trovo sia sempre più una moda… L’ho montato proprio questa sera e lo esporrò in ufficio, vicino al bonsai Lego che mi porta con la fantasia al mio adorato Giappone.
Il tema dell’inclusività mi è caro, ma non tutto è “awesome” come questo set. Per esempio: abbiamo davvero bisogno di inventarci un Superman bisessuale o un Batman di colore? Quando la Sergio Bonelli Editore, in quel numero di Nathan Never, ci fece capire dall’inquadratura di un letto disfatto che Legs Weaver era bisessuale e che aveva iniziato una relazione con una donna, la cosa era sembrata perfettamente naturale, inserita nella macro-trama di quell’ambientazione senza che sembrasse una scelta dettata dalla moda o dalla necessità di adeguarsi a “qualcosa” per non rischiare critiche. Non avverto il bisogno di inventare un Batman nero, ma ho molto apprezzato la scelta di valorizzare nuovi e vecchi eroi come Pantera Nera o Luke Cage (la cui serie ha celebrato Harlem anche attraverso la black-music, con una colonna sonora pazzesca) che con i loro racconti hanno fatto più cultura di una qualsiasi serie Netflix in cui i ruoli vengono distribuiti seguendo un rigoroso manuale e bilanciando la presenza in video delle varie etnie e dei vari orientamenti, senza che questo debba per forza essere contestualizzato nella trama.
Quando da bambini guardavamo Arnold, i Jefferson o Bill Cosby, ci piacevano le storie e non abbiamo mai pensato che il colore della pelle degli attori potesse incidere in qualche modo sul nostro gradimento.
La mia personale crociata contro gli asterischi, per concludere questo tedioso sproloquio con un ultimo esempio, non è una mancanza di rispetto verso chi si sente ancora “di serie B” in questo mondo (non senza ragioni), ma è un richiamo al buon senso. Come il bambino gridava “il re è nudo” io vorrei semplicemente dire che “ognuno è meraviglioso” attraverso tutti i colori che la vita ci regala, ma anche che Anna Bolena (personaggio storico e seconda moglie di Enrico VIII) non era di colore come invece hanno scelto di raccontare nella serie Queen & Slim.
Quando prima del Covid mi è stato chiesto da un amico di curare la comunicazione del Gay Pride ne sono stato davvero lusingato. E se non ci fosse stata la pandemia sono certo che avremmo contribuito a mettere in scena un evento gioioso, colorato, inclusivo, aperto, felice e assolutamente privo di moralismi e polemiche. Un evento davvero per tutti. Perché la chiave non è rendere tutti uguali, fingendo che sia vero. La meraviglia sta proprio nella cultura della diversità, nella condivisione, nello scambio di opinioni, nell’arricchimento reciproco. E non c’è shitstorm che possa indurmi a pensare che sia meglio seguire le mode del momento, in tutta l’industria dell’intrattenimento, piuttosto che investire sulla qualità delle idee.