Purple Book. Libro fotografico di Nicola Bellotti. Il ritratto della ragazza della porta accanto nell’era del Grande Fratello


Una fotografia. Un’immagine appena percepita su un manifesto, guardata distrattamente sfogliando una rivista, un’icona da smembrare e riutilizzare in pubblicità, o magari un’opera osservata con estatica attenzione in una galleria d’arte.
La fotografia è una cosa ambigua, da sempre prigioniera di un limbo collocato sul confine tra l’arte e il nulla, soprattutto in una società come la nostra, dominata da un eccesso di immagini di pronto consumo.

“Purple Book” è un’opera prima che Nicola Bellotti dedica al ritratto femminile. Raccoglie numerose immagini inedite, e alcune tra le più significative opere realizzate nel corso di un decennio per l’irriverente magazine telematico www.piacenzanight.com.
Nicola Bellotti ritrae esclusivamente modelle non professioniste, ragazze “della porta accanto” che per la prima volta si confrontano con l’obiettivo del fotografo. E il suo scopo non è la rappresentazione della realtà, ma piuttosto la ricerca del sogno, il voler essere al posto dell’essere. Con i suoi volti struccati, le sue location essenziali, le luci naturali e mai studiate a tavolino, l’artista trasforma le diversità reali dei soggetti ritratti (fatte anche di difetti) nel suo ideale di bellezza.

Nicola Bellotti ha un rapporto particolare con la modella. Durante la realizzazione del servizio fotografico le parla, la osserva, la studia, cerca di instaurare un feeling che gli permetta di ritrarre qualcosa che in natura non esiste. Non rimane un osservatore esterno, ma diventa un complice discreto e silenzioso, capace di far sparire l’obiettivo e di proiettare il set in una dimensione quasi onirica.
L’erotismo inscenato dall’artista nasce proprio dalla capacità di immortalare una suggestione, di trasmettere il piacere delle modelle di essere osservate mentre mettono in mostra il loro corpo, e contemporaneamente a nudo la loro anima.

Bellotti non nasce come fotografo, ma come art director di Blacklemon, la sua agenzia pubblicitaria. E il suo gusto estetico incentrato sulla semplicità delle forme, sulla delicatezza dei colori, sulle contaminazioni di minimalismo orientale emerge con forza anche nella sua passione per il ritratto femminile. Le sue composizioni non sono necessariamente inedite, anzi sembrano ispirarsi ai grandi maestri della suggestione. Le modelle ritratte da terra, con queste gambe lunghissime, ricordano le donne perfette illustrate da Milo Manara (delle cui opere Bellotti è un grande collezionista); i corpi nudi e in tensione, ritratti con pellicola in bianco e nero, sembrano rifarsi alla fotografia di Andreas H. Bitesnich; il pudore che traspare dalle pose più erotiche riporta alla mente i nudi di Patrick Demarchelier e Jeanloup Sieff. Le contaminazioni con il glamour di Bob Richardson, il postmodernismo di Nobuyoshi Araki, la grande arte di Helmut Newton, la raffinatezza di Fabrizio Ferri, il genio di Guido Argentini, sono frutto della grande passione con cui Nicola Bellotti si è avvicinato all’opera dei maestri che lo hanno preceduto. Prima come semplice collezionista, poi nell’ambito della sua professione, ed infine nel corso della sua ricerca artistica.

Conversando con Nicola Bellotti questi ha dichiarato: “Per me una foto è davvero riuscita quando non si percepisce la presenza del fotografo. Quando la storia raccontata da quell’immagine immobile trova la forza di continuare nella mente dell’osservatore, ogni volta in modo differente”.
E senza dubbio l’artista ci regala, in questa sua opera, il fotogramma di molte storie diverse, tutte da raccontare con la grande magia dell’immaginazione.

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