Avevo 13 anni quando, nell’inverno del 1987, la RAI mandò in onda “Nausicaä della Valle del vento”, primo lungometraggio animato del maestro giapponese Hayao Miyazaki. Il film fu diviso in 4 puntate, trasmesse in giorni diversi. Ero poco più che un bambino, ma ricordo che rimasi impressionato da questo mondo post-apocalittico e dalle tematiche fortemente ambientaliste. Anni dopo acquistai i 7 volumi di cui era composta l’opera a fumetti. Il manga era molto diverso dai ricordi che avevo del film, ma mi colpì allo stesso modo per la rappresentazione visionaria delle tematiche trattate. L’incipit del manga rende bene l’idea: “una potentissima civiltà industriale, diffusasi dalle propaggini occidentali del continente eurasiatico, nel giro di qualche secolo si diffuse in tutto il mondo privando la Terra delle sue ricchezze, inquinando l’aria e plasmando a suo piacimento le varie forme di vita. Questa civiltà mille anni dopo la propria nascita raggiunse il suo apice, a cui seguì un declino improvviso. Nella guerra nota come I sette giorni di fuoco, le città furono incendiate da nuvole di vapore velenoso. La tecnologia complessa e raffinata del passato era ormai completamente perduta. La quasi totalità della superficie terrestre era divenuta sterile e improduttiva. La civiltà industriale non risorse mai più, e gli uomini si adattarono a vivere lunghi anni di crepuscolo”.
Nausicaa torna al cinema in versione restaurata il 5, 6 e 7 ottobre, grazie alla Lucky Red che ha prodotto il nuovo doppiaggio del film. E’ l’opera con cui Hayao Miyazaki ha iniziato la sua lunga e fortunata carriera che lo ha portato a vincere l’Orso d’Oro e il Premio Oscar per “La città incantata”. Pur nella sua ingenuità, questa pellicola è considerata uno dei migliori film animati nipponici di sempre e ha influenzato mangaka e animatori di due generazioni.
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