Oggi mentre parlavo del più e del meno con un conoscente, mi sono sentito chiedere come mai non pubblicassi mai le foto delle mie figlie su Facebook.
Se non le pubblico, così come non pubblico quasi mai quelle di mia moglie o del resto della mia famiglia, c’è più di una ragione. Imbroglio persino sulla data del mio compleanno.
Siccome conosco molto bene la macchina dei social trovandomi quotidianamente a sfruttarne le potenzialità per lavoro, posso dirvi che non pubblico le foto di bambini per proteggerli. La faccio breve. Come io riesco a fare arrivare il messaggio pubblicitario giusto alla persona giusta, attraverso tutti gli indizi che ognuno di noi semina quotidianamente sui social, pensate a cosa potrebbe fare con i vostri indizi un pedofilo o una persona che volesse farvi del male. Ogni giorno vedo persone che con leggerezza lasciano hashtag, foto e altri indizi sulla vita dei propri figli: compleanni, risultati scolastici, scuole di danza, squadre di calcio… informazioni che si possono abbinare al luogo di lavoro di mamma e papà, ai “like” dei nostri amici più intimi, ecc. Ci vuole un attimo per trovare l’esca giusta per fare abboccare un bambino. Nella mente dei nostri figli un adulto che sa dove lavori il papà, come si chiami lo zio, quale sia il campetto dove si gioca a pallone, il gusto preferito di gelato… non è più uno sconosciuto.
Se non vi fidate del mio giudizio, chiedete un’opinione ad un agente della Polizia Postale.