Budapest. Quello che rimane della dittatura sovietica

Quando mi allontano da Piacenza, per lavoro o per diletto – come in questo caso – adoro rifugiarmi in un internet cafe’ per leggere liberta.it, cronaca.it e soprattutto il nostro piacenzanight.com. Qui a Budapest c’e’ un freddo cane, e le mie dita semicongelate fanno una fatica tremenda a destreggiarsi sulla tastiera ungherese.

Sono appena rientrato da un luogo che merita di essere raccontato, e pur essendo una persona “di parte” (come tutti d’altronde) provero’ a farlo in modo distaccato.
Il depliant che ho in mano in questo momento si apre con queste parole: “Tutto cosi’ com’era, compagni! Si torna agli anni d’oro in cui gli Ungheresi guidavano le Trabant, vivevano in palazzoni popolari, si stringevano sulle banana lines, avevano due passaporti, la tessera per i libri, niente TV il lunedi e nessuna liberta’ di parola”! Si tratta del volantino pubblicitario del “Szoborpark”, meglio noto come “Memento Park”, il luogo in cui gli Ungheresi hanno portato tutte le statue e i fregi della dominazione sovietica, un museo a cielo aperto, che in questo giorno plumbeo mi e’ sembrato a suo modo suggestivo.

Ho riflettuto molto osservando il gigantesco busto di Marx e Engels e la statua di Lenin, fermandomi a lungo di fronte al “soldato sovietico dell’esercito di liberazione”.

Ma nulla mi ha toccato quanto la sala in cui venivano proiettati i filmati presi dagli archivi della polizia segreta. Di fronte alle immagini di famiglie terrorizzate durante le ispezioni di polizia, di madri di famiglia che si vedevano frugare nella farina alla ricerca di chissa’ quale prova di colpevolezza, ho provato piu’ di un brivido. Ho assistito ad interrogatori registrati, in cui un uomo veniva convinto a diventare un informatore del “network” sovietico con minacce rivolte in modo davvero sottile ai suoi due figli.

Di fronte a tali immagini mi sono domandato come sia possibile che in Italia esistano ancora persone che, con orgoglio, si definiscono comuniste. E non e’ una questione ideologica. Ho il massimo rispetto per chi si professa di estrema sinistra, ma come si puo’ fare finta che nell’Europa dell’est queste cose non siano mai accadute?

Il fascismo, la dittatura italiana, la privazione delle liberta’ individuali, le violenze contro cui si scatenano “Rifondazione Comunista” e i “Comunisti Italiani”, non assomigliano terribilmente a cio’ che ha dovuto subire il popolo ungherese? Ed insieme a lui il resto dell’Europa dell’est? E ancora oggi la Cina o la Corea del Nord?

Perche’ solo in Italia non riusciamo a voltare finalmente pagina, condannando “senza se e senza ma” tutte le forme di dittatura?

Link per vedere il Szoborpark: www.szoborpark.hu/mementopark/amemento.htm

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