Non riusciamo mai ad esercitare la meritocrazia in questa nazione che è tenuta in ostaggio dai vari ziqqurat del fancazzismo

Il nuovo DPCM lascia ai sindaci la possibilità di prendere alcune importanti decisioni sui territori di competenza. Queste decisioni sono sempre state prese sulla base di pareri tecnici collegati alle analisi epidemiologiche e di carattere sanitario, da parte delle Aziende Sanitarie locali.
Ma la crisi che stiamo vivendo a causa del Covid-19 non è solo legata all’emergenza sanitaria. Le implicazioni sull’economia sono sotto gli occhi di tutti. Intere categorie sono in grosse difficoltà. Stiamo distruggendo aziende e sacrificando posti di lavoro, ma soprattutto stiamo condizionando le prospettive di vita dei nostri giovani.
Se per la salute pubblica si rende necessario chiudere le attività in settori circoscritti, va certamente fatto. Ma gli imprenditori devono essere indennizzati. Non può essere sempre tutto sulle loro spalle. Quando i politici parlano degli “imprenditori” pensano sempre alle multinazionali, alle grandi aziende e a Paperon de Paperoni che nuota tra le monete nel suo deposito. In realtà la stragrande maggioranza di chi rischia in proprio e crea posti di lavoro sono le centinaia di migliaia di piccole e piccolissime aziende, insieme alle Partite Iva, che hanno tutto sulle proprie spalle.
Parliamoci chiaro. L’Italia si mantiene grazie a 4 milioni di Partite Iva, grandi e piccole, che ogni anno riempiono le casse dello Stato. Queste Partite Iva mantengono tutti i servizi erogati ai cittadini, sanità compresa. Con la inevitabile morte di tante attività, avremo meno entrate nelle casse dello Stato e molte più persone in mezzo ad una strada. Questa cosa è grave quanto l’epidemia. Forse di più.
Come moltissimi colleghi imprenditori, ho fatto più del necessario per proteggere la salute di chi lavora nella mia agenzia, e l’ho fatto prima che venisse imposto da una qualsivoglia norma. La mia coscienza civica mi ha imposto persino di scaricare “Immuni”, che al momento è utile come la prima “R” in Marlboro. Visito ogni giorno aziende che hanno diligentemente adeguato le proprie sedi, i magazzini, gli stabilimenti di produzione e gli uffici alla crisi che stiamo vivendo. Sono tantissimi gli imprenditori virtuosi e sono sicuro che siano pochi quelli che operano in barba alle leggi e al senso civico. Almeno qui da noi, nel nostro territorio, dove le cose le vedo con i miei occhi.
Non riusciamo mai ad esercitare la meritocrazia in questa nazione che è tenuta in ostaggio dai vari ziqqurat del fancazzismo. Se alcuni non rispettano le regole, non si può reagire chiudendo tutti, anche gli onesti, come quando la maestra alle elementari metteva in punizione l’intera classe perché qualcuno chiacchierava. Occorre punire severamente chi sgarra.
Siamo un Paese che ormai ragiona al contrario, tagliando da anni il ramo su cui poggia il deretano. Oltre ai problemi sanitari ed economici, il Covid-19 ha implicazioni complesse relative al welfare, alla sicurezza, alla mobilità, che chi fa impresa guarda con apprensione. Chi fa impresa ha comunque a casa una famiglia.
Siamo abituati a norme che vanno sempre a colpire chi questo Paese lo porta sulle spalle, abbiamo anticorpi così grossi che possiamo cavalcarli al tramonto indossando un cappello da cowboy. Ma occhio che quando diciamo che un secondo lockdown non siamo in grado di reggerlo, non stiamo scherzando.

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